LE DIETE DIMAGRANTI DI MODA

Diete di moda nel 2017, funzionano?

In molti famosissimi modelli di dieta proposti per dimagrire, molti dei quali divenuti molto popolari, il mantenimento della massa magra è un risultato che non viene nemmeno prefissato e questo spiega la ragione per la quale i pazienti che vi si sottopongono in genere lamentano di non avere avuto risultati duraturi; viene inoltre spesso enfatizzato qualche aspetto metabolico particolare, ma parziale, quando non adirittura incoraggiato un atteggiamento fideistico.

I modelli cosiddetti proteici, quando non iperproteici (dieta proteica, Dukan, Atkins, Weight watchers, metabolica, chetogenica) si basano essenzialmente sul principio di limitare fortissimamente il contenuto giornaliero di carboidrati, principale forma di substrato energetico. In genere 50gr o meno al giorno: tale livello, necessario ad indurre la chetosi, controindica la esecuzione di una pratica pur molto semplice di attività fisica, quale quella raccomandata durante una dieta dimagrante, e questo, oltre ad un buon bilanciamento della dieta (dieta equilibrata, cioè equilibrio tra i diversi componenti macromolecolari glicidi, protidi e lipidi comunemente zuccheri proteine e grassi ) è l’unica strada per orientare la perdita di peso verso la perdita del grasso corporeo e non una generica ed indifferenziata perdita di peso. Inoltre l’eccessivo introito di proteine determina la necessità di un maggior lavoro di smaltimento delle scorie azotate da parte di fegato e reni.

Altri modelli enfatizzano il criterio di scelta verso alimenti a basso indice glicemico (Montignac), fattore comunque importante, ridimensionando il concetto di calorie.

Anche la dieta zona esalta il concetto di indice glicemico degli alimenti ed impone una distribuzione dei macronutrienti al 40% per i carboidrati, 30% proteine e 30% lipidi, scostandosi dalle percentuali raccomandate nella dieta mediterranea. Tale impostazione dovrebbe ottimizzare il bilanciamento tra insulina e glucagone riducendo la produzione di eicosanoidi “cattivi”, cosa per ora niente affatto provata. La contemporanea assunzione di proteine e carboidrati, inoltre, non determina un abbassamento ma un innalzamento dell’indice glicemico come diversi studi hanno ripetutamente dimostrato.

Diete di moda - Dietologo TorinoAltri modelli, come la dieta dei gruppi sanguigni o la dieta genetica, esaltano le caratteristiche individuali geneticamente determinate, almeno teoricamente, creando gruppi di alimenti idonei e non sulla base di queste ultime. Legare la grande varietà di genotipi alla semplice appartenenza a pochi gruppi sanguigni appare però un po’ limitativo, pur riconoscendo il fascino di una simile teoria.

L’indicazione dei vari gruppi alimentari, inoltre, è empirica ed arbitraria così come nella dieta ayurvedica secondo cui esisterebbero gruppi di alimenti indicati per i tipi vata, pitta e kapha.

La drastica riduzione del contenuto energetico e spesso anche proteico proposto in altri modelli di dieta dimagrante come nella dieta del limone oppure nella dieta del minestrone non è adatta ad essere effettuata per periodi congrui. Inoltre in molti casi non c’è sufficiente varietà nelle scelte alimentari tali da garantire il soddisfacimento dei fabbisogni nutrizionali.

Ancora più arbitrari e superficiali sono a mio avviso i modelli che propongono di impostare una dieta dimagrante sulla base di presunte intolleranze alimentari (che pure esistono). L’obesità è una malattia plurifattoriale con componenti genetiche, metaboliche e comportamentali assai complesse ed il solo pensare che la si possa ridurre ad una “intolleranza” la cui diagnosi peraltro viene affidata a test non validati scientificamente (e spesso costosi) è a dir poco ingenuo, nella migliore delle ipotesi.

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