Se la dieta non funziona

Cause e passi successivi

Può succedere che nel corso del tentativo di perdere peso il paziente non riesca a dimagrire, talvolta con la sensazione di eseguire bene il programma. Sono diverse le cose da valutare.

Nel caso sia stato eseguito un regime ipocalorico ben bilanciato è necessario valutare gli introiti effettivi, compresi giorni liberi, capacità di gestione delle situazioni sociali, porzionature, fattori di confondimento emotivo e livelli effettivi di attività fisica (LAF).

Nel caso sia stato condotto un regime ipocalorico molto rigido è necessario valutare in aggiunta il tempo di durata (spesso è molto lungo) ed i LAF associati. Solo in rari casi è necessario la valutazione del profilo ormonale per la ricerca di una eventuale obesità secondaria (ad esempio ipotiroidismo) o l'effettuazione di una calorimetria per la stima dei reali fabbisogni del paziente.

E' da ricordare che nel caso di diete fortemente ipoglicidiche (50gr carboidrati/die) l'attività fisica non è consigliabile. Inoltre, il paziente che pur è riuscito a perdere peso deve aumentare la quota glicidica molto lentamente e gradualmente prima di giungere ad una dieta bilanciata di mantenimento. Una brusca reintroduzione dei carboidrati può comportare un rapido aumento di peso.

In genere, tuttavia, il fallimento è legato alla esagerata enfasi che vari modelli dietetici attribuiscono alla drastica riduzione calorica, senza preoccuparsi del danno rilevante dovuto alla perdità della massa magra, metabolicamente attiva, dell'organismo, con conseguente riduzione del fabbisogno energetico.

Un modello più bilanciato associato a moderati carichi di attività fisica, oltre ad essere più agevole nella conduzione per il paziente (e spesso più economico, almeno nel caso dell'utilizzo di prodotti dietetici specifici come in diversi modelli di dieta proteica) permette una perdita di peso più continua, fisiologica, sicura impattando positivamente sulla composizione corporea del paziente, garantendo risultati più duraturi nel tempo.

AGOPUNTURA

E' assai controverso il ruolo che la pratica dell'agopuntura può effettivamente giocare nel caso del paziente che vuole perdere peso. L'agopuntura può aiutare a ridurre la compulsione a mangiare, anche se non tutte le forme di obesità presentano aspetti compulsivi, e talvolta neanche iperfagici. Secondo gli operatori che la praticano potrebbe controllare il centro fame/sazietà. Secondo alcuni avrebbe un effetto stimolante sul metabolismo, questi ultimi restano indimostrati scientificamente.

IPNOSI

La pratica della ipnosi, secondo gli operatori che la propongono, potrebbe aiutare a far progredire le fasi motivazionali del paziente, aumentandone la forza di volontà e quindi aiutandolo a passare alla fase della azione. Inoltre potrebbe aiutare a fare emergere cause inconsce di disagio, ansia, irrequietezza. E' però questo un risultato che, anche qualora conseguito, non apporta reali vantaggi per il paziente per quanto riguarda il suo rapporto con il cibo, se non affrontato specificamente e successivamente. E' da rilevare che non tutti i casi di obesità presentano importanti o costanti interferenze emotive nel comportamento alimentare, pur essendo comunque un fenomeno frequente.

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